sabato 9 settembre 2017

Alchimia - La trasformazione della sofferenza



Gli Alchimisti hanno un’immagine molto calzante alla trasformazione della sofferenza del sintomo in un accrescimento di valore dell’Anima.

Uno dei traguardi del processo di Alchimia era la “Perla Preziosa”.

Questa Perla all’inizio, non è che un granello di sabbia, un sintomo nevrotico, un disturbo, un segreto irritante e noioso della propria carne, da cui non c’è Conchiglia che possa proteggere.

Questo granello è ricoperto, elaborato giorno per giorno, finchè diventa "Perla", ma ancora deve essere ripescato dall’Abisso e acquistare autonomia.

Poi, quando il granello è recuperato, viene indossato.
Deve essere portato a contatto con il calore della pelle, perché conservi la sua Lucentezza.

Il complesso liberato, una volta causa di dolore, è ostentato davanti a tutti come una Virtù.

Il "Tesoro Esoterico", ottenuto con uno sforzo che nessuno conosce, diviene uno “Splendore Esoterico”.

Liberarsi dei sintomi, vuol dire liberarsi anche della possibilità di guadagnare qualcosa che potrà un giorno rivelarsi di grande valore, anche se all'inizio è insopportabile, irritante, deprimente e da nascondere.

Da "La ricerca interiore. Psicologia e religione" (James Hillman)

sabato 5 settembre 2015

La parola di Gesù sul lettino di Freud

di Massimo Recalcati, la Repubblica, 14 gennaio 2013

Alla fine della mia lettura de "I Vangeli alla luce della psicoanalisi" di Françoise Dolto, ripubblicato dopo circa trent’anni da una nuova piccola casa editrice milanese et al./edizioni, ho pensato: “ecco un gioiello!”.

A suscitare il mio entusiasmo diverse ragioni. La prima è la sua autrice: Françoise Dolto.
Amica e allieva di Jacques Lacan, originalissima psicoanalista con una propensione particolare alla cura dei bambini, profondamente interessata ai processi di umanizzazione della vita e agli snodi principali dello sviluppo psicologico del soggetto (infanzia e adolescenza), sino alle angosce e alle responsabilità che investono i genitori, ma anche attenta alle trasformazioni della vita collettiva e ai virtuosismi del desiderio e alla sua declinazione femminile, Dolto non si è mai rifugiata in un linguaggio esoterico o specialistico, ma ha sempre cercato di rendere trasmissibile il proprio pensiero.

La sua originalità nel mondo della psicoanalisi è consistita anche dal fatto che non ha mai nascosto la sua fede cristiana e la sua militanza cattolica.
Fatto raro per uno psicoanalista che si rifaceva all’insegnamento di Freud, seppur ripreso da Lacan.
Per il padre della psicoanalisi, infatti, l’uomo religioso è abbagliato da una illusione narcisistica.
A partire da Freud – forse con la sola eccezione significativa di Lacan – la tradizione psicoanalitica ha sostenuto compattamente l’idea della religione come “nevrosi” o, addirittura, come “delirio dell’umanità”.

L’uomo religioso è l’uomo che rifiuta la responsabilità di affrontare le asprezze reali della vita per rifugiarsi nella credenza illusoria di un “mondo dietro il mondo” – come direbbe Nietzsche – , regredendo allo stato di un bambino che trasferisce su Dio tutti quei tratti di infallibilità e di perfezione che prima attribuiva al proprio padre.

Rispetto a questo schema Dolto rappresenta una importante alternativa.
È questa la seconda ragione del mio entusiasmo di lettore.
Dolto non entra mai nel merito di una difesa di ufficio della religione contro la psicoanalisi.
Ella pensa e ragiona da psicoanalista interessata non tanto al fenomeno dell’uomo religioso o della credenza religiosa – interesse che ha invece calamitato il pensiero di Freud –, ma alla lettura diretta dei Vangeli.

Il suo discorso vira così da una psicoanalisi del sentimento religioso in generale alla parola di Gesù.
La lettura dei Vangeli viene descritta come “un’onda d’urto” che mette a soqquadro la nostra rappresentazione ordinaria della realtà. Dolto mette con decisione l’accento su Gesù come maestro del desiderio: «Gesù insegna il desiderio e trascina verso di esso», verso quella che Dolto definisce provocatoriamente «una nuova economia dell’egoismo».

Cosa significa? Gesù ci insegna a non avere paura di accogliere la forza e la trascendenza del desiderio che ci abita e che spinge la vita umana al di là del campo animale del soddisfacimento dei bisogni.
L’egoista non è chi segue con fedeltà la chiamata del suo desiderio, ma colui che pretende che gli altri si uniformino al suo.
Chi invece segue con decisione la chiamata del proprio desiderio, come fa, al limite della truffa, il fattore disonesto raccontato in una parabola dall’evangelista Luca, non è un egoista in senso dispregiativo, ma qualcuno che sa rendere la sua vita generativa.

Per questo Dolto vede nel completamento cristiano della Legge ebraica una sovversione radicale del rapporto tra Legge e desiderio.
La forma più alta e liberatoria della Legge non entra in conflitto repressivo col desiderio perché coincide in realtà con il desiderio stesso.
In questo senso Gesù insegna il desiderio, insegna a non rinunciare al proprio desiderio.
Com’è liberatoria questa versione della parola di Gesù rispetto alla sua riduzione ad un ammonimento morale!

Ecco allora l’ultima ragione – quella decisiva – per la quale la lettura di questo libro gioiello mi ha entusiasmato.
È il modo in cui Dolto ribalta le interpretazioni più canoniche delle parabole applicando l’arte dell’analista alla parola stessa di Gesù. Prendiamo come esempio quella nota a tutti del buon samaritano.
L’interpretazione catechistica la riduce al fatto che tutti noi dovremmo dedicare del tempo a chi giace inerme e ferito sulla nostra strada, al nostro prossimo più sfortunato.
Dolto invece identifica il prossimo non con lo sventurato che chiede aiuto, ma con chi offre in modo disinteressato il suo aiuto. Strabiliante!
Il prossimo è il buon samaritano!

Ed è per questo, per come ci ha soccorsi e donato il suo tempo senza esigere riconoscenza alcuna, né farci sentire in debito, che occorre amarlo, amare il samaritano come nostro prossimo.
Per questa ragione l’amore cristiano non ha nulla di consolatorio, non è un rifugio illusorio, non è una negazione del carattere spigoloso del reale.

L’amore in Gesù è – come avviene nell’incontro con il buon samaritano – una forza che ci scuote e che porta con sé la necessità dello strappo e della separazione.
Nella celebre parabola del figliol prodigo tra i due fratelli il peccato più grande – il solo che conta – l’ha compiuto chi si aspettava che l’eredità fosse semplicemente una questione di clonazione, di fedeltà passiva al passato.
Il figlio che resta accanto al padre è il figlio nel peccato perché non accetta la Legge del desiderio che è la Legge della separazione. Gesù è l’incarnazione pura di questa forza separatrice («Non sono venuto a portare la pace ma la spada!»).

Molte delle parabole commentate da Dolto mettono il dito nella piaga mostrando il rischio che il legame familiare scivoli verso un legame incestuoso che impedisce lo sviluppo pieno della vita.
È questo il caso dei racconti delle resurrezioni, come quella del figlio della vedova di Nain, della figlia di Giairo o dello stesso Lazzaro.

La parola di Gesù risveglia dalla morte perché strappa la vita da legami mortiferi che non la fanno accedere alla potenza generativa del desiderio.
“Vieni fuori!” – il grido che Gesù rivolge a Lazzaro – deve essere preso come un nuovo imperativo categorico che consegna la vita umana alla Legge del desiderio.
“Vieni fuori!” significa: non stare nel riposo incestuoso, non evitare il rischio della perdita, non delegare il tuo desiderio a quello dell’Altro, non smarrire la tua più singolare vocazione!
È questo il volto di Gesù ritratto da Dolto che ribalta un altro luogo comune che vorrebbe liquidare la verità del cristianesimo come un evitamento dell’incontro col reale (la morte, il sesso, la malattia, l’angoscia, ecc).

La lettura di Dolto rovescia anche questo pregiudizio mostrando come il reale scaturisca proprio dall’incontro con la parola di Gesù perché questa parola spinge ciascuno di noi ad assumere la Legge del proprio desiderio.

Gesù non vuole proteggere la vita dalle ustioni del reale, non si offre come riparo consolatorio, né tantomeno pretende di guidare le nostre vite.

Egli è l’incarnazione della Legge del desiderio; non ci guida, ma ci attrae a sé.

È causa del desiderio e non emissario di una Legge sadica che opprime il desiderio.

martedì 10 marzo 2015

Dao De Jing - Capitolo 56 (道德經 - 56)



Colui che sa non parla 知者不言,
Colui che parla non sa 言者不知。


Chiudi la bocca, sbarra le porte 塞其兑,閉其門,
Smussa gli angoli, sciogli i nodi 挫其銳,解其分,
Attenua lo splendore, unisciti alla polvere 和其光,同其塵,
Questa è l'armonia nascosta 是謂玄同。


Allora non puoi essere posseduto mediante l'affetto 故不可得而親,
né mediante la freddezza 不可得而踈;
non puoi essere posseduto
mediante il beneficio
不可得而利,
né mediante il danno 不可得而害;
non puoi essere posseduto
mediante l'apprezzamento
不可得而貴,
né mediante il disprezzo 不可得而賤。
Perciò diventi la cosa più preziosa del mondo. 故為天下貴。




Lao Zi

giovedì 5 marzo 2015

Le dieci icone del bufalo - Shi Niu Tu (十牛图)

Storia

Le dieci icone del bufalo (trasliterazione: Shi Niu Tu - pinyin: shí niú tú - semplificato: 十牛图 - tradizionale: 十牛圖) rappresentano i dieci livelli che il neofita deve superare per raggiungere il risveglio.

Le dieci icone fanno parte della tradizione Buddista cinese della scuola Ch'an (che in Giappone diventa la scuola Zen).

La prima versione risale all'undicesimo secolo per opera di Qingju (清居). La sua versione è formata però di soli 5 immagini (porta il nome Shi Wu Tu 是五图) e il bufalo cambia progressivamente colore dal nero al bianco.

Una versione successiva per opera di Zide Huihui (自得慧晖) (1090-1159) è formata di 6 immagini, e come nella versione di Qingju il colore del bufalo passa dal nero al bianco.

Una terza versione di cui i primi versi sono stati scritti da Puming (普明) e i versi successivi da Yunan (雲庵), è formata di 10 immagini e anche qui il bufalo cambia colore.

Infine la versione più conosciuta, soprattutto in Giappone, è quella di Kuoan Shiyuan (廓庵师远) vissuto nel dodicesimo secolo.
La sua versione ha sempre dieci immagini ma la serie finisce in modo diverso rispetto a quella di Puming e inoltre il bufalo in questa versione non cambia colore.


Versione di Puming


1) Lo stato selvaggio

In mezzo alle montagne, il bufalo selvaggio muggisce e corre a briglia sciolta.

Sotto le nuvole nere, calpesta le piante ad ogni passo.


2) Primo addestramento

Dopo aver messo una briglia al naso del bufalo, sarà necessario frustarlo con forza ogni volta che cercherà di scappare.

Quanto è difficile far sparire i cattivi istinti, il giovane mandriano dovrà impegnarsi al massimo.


3) Sottomissione

Man mano che l'addestramento va avanti, il bufalo si calma e segue il mandriano ad ogni passo.

Non bisogna assolutamente lasciare la briglia, ma al contrario continuare a sorvegliare la bestia senza fare caso alla stanchezza.


4) Ritorno allo stato naturale

Il bufalo inizia a girare la testa, il suo carattere selvaggio si ammorbidisce.

Il mandriano non vuole lasciarlo andare per cui lo lega ad un albero.


5) Ubbidienza

Sotto il salice e in riva al torrente, il bufalo passeggia a suo piacimento.

Al crepuscolo, il mandriano lo riporta senza dover imbrigliarlo.


6) Emancipazione

Sdraiato pacificamente per terra, il bufalo è lasciato senza sorveglianza.

Seduto liberamente sotto un pino, il mandriano suona una dolce melodia.


7) Libertà

In riva al torrente sotto il sole che scende, l'erba cresce in abbondanza.

Il bufalo pascola e beve a suo piacimento et il mandriano dorme tranquillamente appoggiato su un sasso.


8) Trascendenza

Il bufalo bianco rimane ormai in mezzo alle nuvole bianche, e non ha pensieri, e così anche il mandriano.

La luna attraversa le nuvole bianche, e il mandriano insieme al bufalo ridono della luna chiara e delle nuvole bianche.


9) Solitudine

Il bufalo svanito, il mandriano non ha più nulla da fare.

Molto contento, canta sotto il chiaro di luna, ma vede ancora una valle sotto di lui.


10) Doppia estinzione

Sia il mandriano che il bufalo sono svaniti, solo la luna chiara, brilla nel vuoto.

Non dite che non c'è nulla, si vedono dei fiori e dell'erba.

Simbologia psichica

Il racconto delle dieci icone del bufalo rappresenta un processo di evoluzione personale che porta al risveglio della coscienza.

In questo processo, ci sono varie analogie che ritroviamo nel lavoro con l'archetipo dell'Ombra nella psicoanalisi Junghiana, in particolare il colore nero iniziale del bufalo e il rapporto che il mandriano ha con l'animale.

Infatti tale processo ricorda i cinque stadi dell'integrazione dell'Ombra come illustrato da Robert Bly nel suo libro "Il piccolo libro dell'Ombra".

Inoltre un simile processo ricorda i sette procedimenti dell'Alchimia: Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione, Soluzione, Coagulazione e Tintura che rappresentano gli stadi di raffinazione della materia per arrivare alla pietra filosofale.

In ambito psicoanalitico, lo stesso Jung, seguendo un'intuizione dello psicoanalista viennese Herbert Silberer, concepì la sua opera prendendo spunto dall'alchimia e gran parte degli anni della maturità li trascorse elaborando una base alchemica per la psicologia del profondo.

Approfondendo la teoria alchemica si rese conto che il processo di raffinazione della materia ricalcava il processo di evoluzione della psiche personale per raggiungere l'individuazione, stadio ultimo dell'evoluzione personale dove la coscienza entra in contatto col Sé, la parte più profonda ed autentica dell'individuo.

Tali studi sono stati poi ulteriormente sviluppati da un suo seguace, lo psicoanalista americano James Hillman nel suo libro "Psicologia alchemica".


Riferimenti

* Alchimia (Marie-Louise Von Franz)
* Il piccolo libro dell'Ombra (Robert Bly)
* Il valore terapeutico del linguaggio alchemico (James Hillman)
* Psicologia alchemica (James Hillman)
* Psicologia e alchimia (Carl Jung)
* Studi sull'Alchimia (Carl Jung)

domenica 1 marzo 2015

La benedizione del Padre

La benedizione è un'invocazione della grazia e del favore di una o più divinità su qualcuno o qualcosa. Per estensione, è un'invocazione di bene per qualcuno o qualcosa. (fonte: Wikipedia)

L'etimologia è dal Latino benedícere (dire bene).

Nell'ambito familiare, la benedizione del Padre sui figli è un'invocazione della protezione e la grazia di una divinità su di loro.
Per estensione la benedizione diventa approvazione nei confronti dell'operato dei figli ("hai la mia benedizione.").

Da un punto di vista psichico, la figura del Padre all'interno della famiglia rappresenta la Legge e il Desiderio.

Nel suo aspetto positivo, il Padre deve possedere in egual misura in se stesso, sia l'aspetto della Legge che quello del Desiderio.

Nel suo aspetto negativo, quando prevale la Legge, esso si trasforma in tirannia (Padre-padrone) invece quando prevale il Desiderio si trasforma in assenza di limiti, lussuria, godimento illimitato e ingordigia alimentare e materiale.



mercoledì 18 febbraio 2015

Sindrome di Stoccolma

Definizione

Stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio violento o traumatico, ad esempio ripetuti episodi di violenza fisica o verbale.

Il soggetto affetto da sindrome di Stoccolma, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aguzzino, che si può spingere fino all’amore, facendo sì che si crei una sorta di alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice.

(Tratto da Wikipedia.it)

Nazismo e Fascismo - Libri


Nazismo

1) Le origini della seconda guerra mondiale (Richard J. Overy) (scheda amazon.it)

2) Nazisti in fuga (Arrigo Petacco) (scheda amazon.it)

3) Controllare e distruggere (Johann Chapoutot) (scheda amazon.it)

4) Le origini culturali del Terzo Reich (George L. Mosse) (scheda amazon.it)

 5) I medici nazisti (Robert J. Lifton) (scheda amazon.it)

6)  I volenterosi carnefici di Hitler (Daniel J. Goldhagen) (scheda amazon.it)

7) Storia dell'ebreo errante (Riccardo Calimani) (scheda amazon.it)

8) Paranoia. La follia che fa la storia (Luigi Zoja) (scheda amazon.it)


Fascismo

1) Le origini dell'ideologia fascista (Emilio Gentile) (scheda amazon.it)